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Installazione fotografico-teatrale

‘Tomato Blues’ è anche una installazione fotografico-sonoro-teatrale in forma di percorso esperienziale che ha ad oggetto lo sfruttamento del lavoro alla base del processo produttivo alimentare.

Il viaggio si struttura in un’ ambiente introduttivo, seguito da una mostra fortografico-uditiva composta a sua volta da tre diversi ambienti ed infine,  in una installazione teatrale (in forma di quadro vivente) che costituisce l’ultima tappa.

Le tappe dell’itinerario:

Prima tappa: l’ambiente introduttivo

Lo spettatore entra in un primo ambiente in cui sono presenti alcune foto del Tavoliere delle Puglie (area agricola della provincia di Foggia). Le foto ritraggono solo l’ampia e aperta campagna del Tavoliere, coltivata ma senza figure umane al suo interno.  Tale spazio fungerà da  viaggio di avvicinamento ai campi.

Due cartelli esplicativi introducono l’argomento.

In sottofondo solo suoni ambientali: il vento, alcuni uccelli, qualche rara automobile che sfreccia sulle lunghe strade dritte che tagliano la campagna, in lontananza, intermittente, un rumore di macchina agricola.

Su un tavolo al centro dell’ambiente, c’è una confezione di da 200 grammi, un cestito incellofanato con tanto di targhetta adesiva evidentemente simile a quelle che si possono trovare in un qualsiasi supermercato, con relativo prezzo di vendita ben indicato e, accanto, una grande cassa traboccante di pomodori, con un cartello che indica quanto viene pagato il lavoro del bracciante per riempire la stessa grande cassa: 60 centesimi!

L’ambiente è semi-buio, dei fari illuminano specificamente le foto, i cartelli e il tavolo con il cestino e accanto la cassa di pomodori.

Seconda Tappa: la mostra

Terza Tappa: la performance

La performance teatrale si svolgerà in un ambiente chiuso e al buio. Un'attrice è ferma al centro di uno spazio, posizionata in piedi sopra una o più casse di pomodori di plastica vuote; indossa una lunga tunica in cotone bianco, è illuminata in chiaroscuro dal basso mediante un cono di luce.  Sopra la sua testa, ad una certa altezza, ancorato al soffitto scende un telo bianco di garza in cotone. Il telo conterrà pomodori e palloncini di plastica che, quando forati rilasceranno la passata di pomodoro contenuta all’interno che scenderà sull’attrice, macchiandole il vestito; il rumore ripetitivo di una goccia d'acqua con il suo eco accompagnerà l'esperienza immersiva che durerà finché l'ultimo spettatore non sarà uscito dallo spazio.

La performance è stata ideata e strutturata in forma di “quadro vivente”, gli spettatori transitano osservano, si fermano quanto desiderano vivendo ed assorbendo le sensazioni. Non vi è un inizio temporale ne una fine, si assiste alla performance come davanti ad una installazione di arte contemporanea.

Una visione dove lo spazio lentamente trasforma le proprie caratteristiche, la performer affronta un viaggio immersivo riattraversando i luoghi della mostra e andando oltre, cercando migrante in altri luoghi, possibilità di rinascita. 

La materia trasformandosi diviene materiale indipendente.

Intanto qualcosa nell'indifferenza,
silenziosamente strisciando
ricade
su tutti
noi.

 

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