Documentario
SCHEDA documentario ‘Tomato Blues’ (Titolo provvisorio)
- Titolo originale: Tomato Blues
- Luoghi di ripresa: Italia del Sud
- Stadio del progetto: Ricerca e scrittura
- Durata: 75-100 min
- Riprese: digitale 4k
- Durata riprese: un mese circa
Soggetto:
Il documentario ‘Tomato blues’ è un road movie musicale che vuole andare alle origini del blues, alle ragioni ultime della sua nascita: la sofferenza e la pena degli sfruttati, dei paria, degli uomini schiavi di altri uomini.
Verrà ambientato fra i braccianti agricoli che affollano le campagne del sud Italia nei mesi estivi e avrà la musica come motore propulsivo.
Setting
Nelle campagne del Sud Italia, diverse centinaia di migliaia di lavoratori agricoli giornalieri vivono e lavorano senza diritti, in condizioni simili (o addirittura peggiori) a quelle che all’inizio del secolo causarono la diffusione del movimento sindacale di Giuseppe di Vittorio.
Oltre la metà di questi nuovi ‘cafoni’ sono immigrati, sia irregolari sia regolari, i quali vivono spesso in vere e proprie bidonville di 2000, 3000, 4000 persone ciascuna, con bambini e vecchi, sommando così all’ingiustizia sul lavoro una condizione abitativa degna degli slum delle grandi città del terzo mondo. Ogni comunità ha la sua musica: balcanica, rap, hip hop, araba, e così via.
Il documentario tratterà soprattutto di loro.
Il documentario
Una piccola troupe di documentaristi seguirà una blues band in un tour nelle campagne del Sud Italia, in cerca di uno scambio musicale che possa aprire la strada a una comprensione umana più profonda.
Il viaggio avrà un scopo preciso: comporre una musica nata dall'incontro fra i bluesman e i migranti. Questa musica composta durante il viaggio, un pezzo musicale per ogni tappa ossia per ogni campo, sarà la colonna sonora del documentario, nonché un prodotto musicale da diffondere parallelamente sia attraverso la vendita di CD sia online.
La musica creata insieme dai bluesman e dagli esseri umani a cui la sorte ha riservato di vivere nelle condizioni penose di braccianti sfruttati (proviamo noi per primi a evitare categorie generalizzanti e a trattare gli esseri umani come universi a se stanti, unici) potrà, nel suo farsi... nel suo porre sullo stesso piano e nello stesso stesso campo 'universi paralleli'... aprire la strada a una comunicazione umana profonda.
La troupe e i bluesman dovranno girare le campagne con un’ipotesi ‘idealistica’, donchishottesca: migliorare il mondo con la musica, portare il blues e ricevere le contaminazioni musicali per rinnovarlo come un modo per cambiare le cose!
Tutti coloro che intraprenderanno il viaggio saranno soggetti del documentario, bluesman, documentaristi e braccianti migranti, tutti chiamati a sperimentare e a mettersi in gioco.
Il paesaggio maestoso, aperto, da frontiera americana, includerà tutti i protagonisti, e le riprese verranno effettuate con lunghezza focale corta e in profondità di campo, proprio per comunicare allo stesso tempo apertura e spaesamento, possibilità e smarrimento.
Lo stile della fotografia trarrà ispirazione dai grandi fotografi americani degli anni ’30 (Walker Evans, Dorothea Lange), dalla fotografia di Sebastiano Salgado, e dalla cinematografia tedesca degli anni settanta di Wim Venders (Alice nella città ad esempio).
Dalle riprese potranno prodursi video musicali che fungeranno sia da trailer del documentario, sia da promozione per la colonna sonora.